Quasi mai ho visto una squadra vincente. Seguo il calcio sin dai primi anni di vita e frequento lo stadio dalla fine degli anni ’70. In questi trenta e più anni i miei occhi hanno visto di tutto, spesso in negativo. Dal Calcioscommese a Calciopoli, partite accomodate, partite giocate a perdere, tanti incidenti e morti. Ancora non riesco a spiegarmi come tutta questa nausea che provo non mi spinga ad allontanarmi definitivamente dagli spalti e da questo strano mondo.
È l’Amore per la mia città, per la squadra della mia città, la sua storia e i suoi colori, l’agitarsi delle bandiere e i cori della curva, i ricordi di bambino .. così mi dico.
Dopo tanti anni è la prima stagione che non rinnovo l’abbonamento. La Tessera del Tifoso – provvedimento tanto geniale da non essere adottato in nessun altro Paese – mi ha convinto a disertare gli spalti; si è scelto di schedare tutti invece che controllare i pochi facinorosi. E ogni giorno mi convinco di aver fatto la scelta giusta. Quanto accaduto ieri sera a Genova è l’ennesimo colpo inflitto al cuore dei tifosi, quelli veri; quelli che seguono il calcio con passione, che arrivano allo stadio ore prima, che preparano coreografie e cori durante la settimana. Quelli che vogliono solo godersi uno spettacolo con famiglia e amici, tifando per “i propri ragazzi”.
Quanto successo ieri mi ha fatto venire i brividi. Mi è tornata alla mente la trasferta di Marsiglia, dove per oltre mezzora siamo stati ostaggio degli attacchi di uno stadio e poi di una città. Dopo undici anni ancora non ne comprendo il motivo.
La cosa più allarmante è che di questo infinito tunnel non se ne vede l’uscita. La politica negli stadi c’è da quando ero bambino e felice andavo alla partita con mio padre e una sciarpa al collo; il dilagare dei gruppi neonazisti è un fenomeno più nuovo e, ahimè, sottovalutato. Il crescere della tensione sociale ha trovato terreno fertile e valvola di sfogo nel calcio e nei suoi stadi, tanto da trasformare il calcio nella cartina al tornasole della civiltà di una popolazione.
Ancora una volta barcollo. Ancora una volta mi sento tradito.
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