Giallo al Fumoso

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Nei giorni scorsi la vita del Fumoso è stata scossa da un inquietante avvenimento che ha gettato nella frustrazione avventori e direzione: è sparita la cassa..

Nei primi momenti tutti si guardavano in cagnesco, il sospetto la faceva da padrone. Nessuno si fidava dell’altro. Gli unici a rimanere impassibili erano Jack Daniel e il Lurido, entrambi attaccati ad un bicchiere e aggrappati al bancone. Fu subito allestito un cartello di fortuna, “CHIUSO PER FURTO”, che trovò spazio all’esterno del bar.

Alla notizia del furto, Pinochet si era subito autoproclamato detective andando ad occupare lo sgabuzzino, per l’occasione adibito a sala interrogatori. In breve la sala interrogatori divenne la sala torture, motivo per cui prese per tutti il nome di Guantanamo.

Il Cinese fu subito nominato capo dei “rivoltosi”, coloro che non riconoscevano l’autorità di Pinochet. Le sue filippiche non fecero altro che creargli il vuoto attorno e non gli rimase altro che incatenarsi al bancone, come ultimo e plateale gesto di protesta.

Il primo ad essere sospettato e ad essere iscritto d’ufficio nel personalissimo registro degli indagati fu Ubaldo, il quale era già in preda allo sconforto alla notizia del furto e quando fu raggiunto dal provvedimento impostogli da Pinochet ebbe la mazzata definitiva. A nulla servì la mediazione della Direzione e di Roxanne, Ubaldo finì sul banco degli imputati. Chiese più volte di poter fare una telefonata, chiese il conforto di un avvocato, di un prete. Fu più volte sul punto di crollare. Seppur innocente si sarebbe fatto carico del furto per farla finita. Quando mi raggiunse la telefonata di Roxanne mi precipitai al Fumoso e con lei entrai a Guantanamo. La scena che si impadronì dei nostri occhi fu tragicomica e agghiacciante: Pinochet agitava strumenti medievali di tortura, Ubaldo piangeva. Lo prelevammo ancora tremante con Pinochet che non accettava il nostro comportamento, a suo dire troppo garantista. Per placare la sua agitazione mi offrii di essere interrogato al posto di Ubaldo, mentre Roxanne lo portava al di fuori offrendogli le prime cure.

Il mio interrogatorio durò lo spazio di un paio di minuti e forse due domande. Il Cinese pretese ed ottenne di lasciare la sua deposizione incatenato al bancone. Jack Daniel e il Lurido furono scagionati da tutte le accuse in quanto il loro costante stato di ubriachezza li rendeva incapaci di intendere e volere. Il Turco diede una occhiataccia a Pinochet che lo fece desistere. Quando poi pretese di interrogare anche Roxanne e addirittura la Direzione gli avventori si unirono in risa e cori da stadio.

Inutile dire che Pino non arrivò a nulla. La sfilata degli imputati fu lunga ed inesorabile, ma in assenza di prove a carico e di confessioni spontanee, tutto fu archiviato. Il Cinese, Jack Daniel, il Lurido, il Turco, Roxanne ed io fummo riconosciuti innocenti e solo a tarda serata potemmo lasciare il Fumoso. Pinochet, visibilmente infastidito per l’insuccesso della sua campagna, promise – o forse minacciò – che di certo non sarebbe finita lì..

Il giorno dopo il Fumoso avrebbe riaperto i battenti..

2 risposte a “Giallo al Fumoso”

  1. […] giorni che seguirono i fatti della sparizione della cassa furono particolarmente strani; il pensiero che il Fumoso fosse stato violato, tradito […]

  2. […] tutto questo lei stava lì, brillante e bella più che mai: la vecchia National se ne stava al suo posto sul bancone, irriconoscibile, quasi beffarda nel suo […]

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