Mi hanno sempre detto che non esistono domande stupide, eppure forse ci sono domande non proprio intelligenti, o che nascondono nella loro essenza faziosità.
Una di queste è quella che si sente spesso dire riguardo alle Donne: Come fa a unire la carriera e il suo essere madre?
Perchè non si chiede mai: Come fa a unire la carriera e il suo essere padre?
Lo so, sembra una domanda stupida…eppure non la fa mai nessuno, e di domande stupide io ne sento anche troppe di stì tempi…
Forse il genitore maschio è diverso dal genitore femmina? Forse che le responsabilità genitoriali davanti alla legge non sono le stesse medesime per padre e madre?
Forse che l’amore per i propri figli si differenziano tra padre e madre?
Probabilmente si. Probabilmente sono io che cocciutamente non riesco a vedere tutte queste differenze, forse perchè non sono ancora madre. Magari quando sarò madre mi si risveglieranno tutta una serie di geni di cui, in quanto Donna, sono corredata:
Il gene del cambio pannolino
Il gene dell’alzataccia notturna
Il gene dell’accompagna il bambino a danza-calcio-basket-tennis
Il gene del pulisci-la-casa-pappa-bambino-cena-marito
Il gene multitasking
Forse sono io che non vedo questa differenza di responsabilità.
Forse alle lezioni di biologia al liceo mi son persa quella in cui si spiegavano queste differenze sostanziali nei nostri codici genetici.
Eppure non vedo tutta questa differenza nella mia vita quotidiana: forse il mio moroso ha delle pecche nel dna perchè condivide la vita con me? O forse sono io ad averle queste pecche, perchè mi ritengo un Essere Umano tal quale a lui? Perchè son precaria tal quale a lui.
Ecco, forse ho trovato la conquista del nuovo millennio: il precariato ha finalmente abbattuto la lotta di genere!
Poi, però, mi leggo i giornali la mattina e non ho proprio questa impressione, perchè accanto all’articolo che riporta le abitudini sessuali e culturali del Presidente del Consiglio dei Ministri, passa una pubblicità con una gnoccolona tutta tette che, lo devo ammettere, non mi dà proprio l’impressione di un traguardo.
E mentre guardo la gnoccolona tutta tette, con un fisico che – lo ammetto – spesso ho sognato di avere, mi domando se le nostre madri, quando lottavano per la liberazione sessuale, si immaginavano tutto questo: la libertà di vedere, toccare e usare il nostro corpo – ed il nostro solo – ad uso e consumo del potere maschile.
Gli occhi mi ritornano all’articolo su Mr. B., e mentre scorro le intercettazioni, mi colpiscono le famiglie di quelle ragazze: chi vorrebbe che la propria figlia venticinquenne fosse la fidanza di un miliardario settantacinquenne, chi esorta la propria sorella a partecipare ad “innocui” festini perche così ci mettiamo a posto tutti, io te e la mamma, e mi viene da pensare se anche quella mamma aveva lottato per una libertà, e se questa libertà sia stata scambiata con la libera scelta di essere schiave.
Ma, forse, sono io che vedo solo un lato della medaglia.
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